“Fatemi prendere il treno. Non tanto perché è un mio diritto. Ma perché voglio innamorarmi sul treno, come in un film”. Iacopo Melio ha 27 anni e una malattia genetica rara, che lo costringe dalla nascita su una sedia a rotelle. Ma arguzia ed ironia non gli mancano. Si vede che ha trascorso molto tempo sui libri: studente di giurisprudenza ad un esame dalla laurea, autore del libro “Faccio salti altissimi” e giornalista. Proprio in uno dei suoi articoli, Iacopo parla di barriere architettoniche attraverso una romantica ed ironica metafora cinematografica. Il pezzo fa proseliti sui social e Iacopo decide, con altre persone, di fondare la onlus #vorreiprendereiltreno.

Iacopo è molto attivo anche sui social (la sua pagina conta oltre 600mila followers), dove denuncia ciò che non va: “Mi dicono pensa alle cose tue, come se un disabile non dovesse parlare di politica o di società, ma solo di disabilità – dice – le barriere non sono solo strutturali, ma anche sociali e culturali. Basti pensare alle auto parcheggiate ovunque sui marciapiedi o nei posti per disabili”. 
Per raggiungerlo nella sua casa di Cerreto Guidi, vicino a Firenze, ci facciamo accompagnare dal suo amico Lorenzo Bini, anche lui in sedia a rotelle. Un piccolo viaggio tra le difficoltà che una persona in carrozzina si trova ad affrontare ogni giorno. Con l’ausilio dell’assistenza, Lorenzo sale sul treno attraverso una pedana. I bagni sono assolutamente alla sua portata. Riscontriamo la prima criticità nelle sedute: non si bloccano e, qualora il viaggio fosse lungo, sarebbe un problema per una persona sulla sedia a rotelle effettuare il passaggio da solo sul sedile. All’arrivo in stazione l’assistenza continua a dimostrarsi solerte e accompagna Lorenzo fino all’uscita. Qui inizia un piccolo slalom tra le auto per raggiungere la biglietteria, dove scopriamo che il pullman doveva essere prenotato almeno il giorno precedente, perché non tutti sono forniti di pedana. Dopo qualche telefonata ed una sosta al bar (dal quale usciamo quasi caracollando in due, Lorenzo ed io, perché il gradino è molto alto e Lorenzo si lancia con veemenza sprezzante del pericolo, mentre io gli corro dietro appesa alla carrozzina), riusciamo ad organizzare la conclusione del viaggio grazie ai trasporti locali. Ma prendiamo atto che una persona disabile non può alzarsi al mattino e decidere di prendere un autobus: deve programmarlo nei giorni precedenti. Saliamo finalmente sul bus e, con lo stomaco sottosopra per la guida sportiva sui tornanti, raggiungiamo la nostra destinazione. E’ qui che davvero le cose si fanno difficili. Il marciapiede è occupato dalle auto in sosta selvaggia. Impossibile per un pedone qualsiasi, figuriamoci per una persona che si sposta in carrozzina, percorrerlo. Lorenzo sfodera la sua arma di protesta civile contro l’inciviltà.

E’, se già ci aveva fatto un’ottima impressione per il suo carattere paziente, la dolcezza ed il dinamismo, ora ci conquista con un adesivo. Non si altera, non si scompone, non si spaventa. Affianca le auto in sosta selvaggia ed estrae dal taschino della giacca, come fosse un’arma, un adesivo tondo con l’immagine di una persona in carrozzina, il simbolo del divieto e la scritta “Io non posso entrare”. Decide di attaccarla sullo specchietto, così obbligherà il conducente a farci caso una volta in auto.  Di una mattinata piuttosto faticosa (nulla paragonata alla quotidianità di chi si muove in sedia a rotella), mi rimane questo gesto di contestazione, di richiamo alla civiltà, di richiesta di rispetto delle regole e delle persone. Forte nella sua innocenza e dignità. Che grida “Attenzione! Ci siamo anche noi!” in modo garbato e pacifico, ma anche deciso ed attento. Una gran bella lezione.

Quando, infine, incontriamo Iacopo, ragazzo colto e desideroso di indipendenza, comprendiamo ancora meglio le sue parole: “Il mio obiettivo, come quello di qualunque persona disabile, è l’indipendenza, l’autonomia e la libertà. Per un disabile ha un prezzo altissimo”.

Scritto da:

Isabella Schiavone

Giornalista professionista, scrittrice, istruttrice Mindfulness. Da luglio 2022 vice caporedattrice presso Rai Sport. Dal 2002 a giugno 2022 al Tg1, prima ad Uno Mattina, poi come inviata a Tv7 - Speciali, infine nella redazione Ambiente - Società - Sport come caposervizio.

Appassionata di inchieste sociali, ambientali e di storie di vita. Impegnata nel terzo settore.

Sono laureata in Sociologia a La Sapienza di Roma, specializzata in Giornalismo alla Luiss Guido Carli. Ho frequentato un corso di perfezionamento per inviati in aree di crisi della Fondazione Cutuli, che mi ha portato in Libano e in Kosovo embedded.

Ho iniziato a lavorare presto nelle radio e nelle tv locali, ho scritto per l'Ansaweb, per Redattore Sociale e per il Gruppo L'Espresso, mossa anche dalla passione per la multimedialità e l'online. Ho avuto il primo contratto in Rai al Giornale Radio, ho lavorato nella redazione Esteri del Tg2 e a Rai Educational, quando ero ancora universitaria.

Ho condotto la rubrica Tendenze del Tg1. 

Ho vinto il Premio Luchetta Hrovatin nel 2006, con un'inchiesta sulla droga a Scampia andata in onda a Tv7 - Speciali Tg1. Ho ricevuto nel 2016 il Premio Pentapolis - Giornalisti per la Sostenibilità, in collaborazione con Ispra, Ministero dell'Ambiente, Lumsa e FNSI. A maggio 2017 un mio servizio andato in onda al Tg1, sul riconoscimento delle unioni civili, è stato premiato da Diversity Media Awards, grazie al lavoro dell'Osservatorio di Pavia, come miglior servizio andato in onda sulla diversità. A settembre 2018 ho ricevuto il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti nella categoria giornalismo. A maggio 2019 un mio servizio sull’autismo è stato candidato ai Diversity Media Awards. Da maggio 2022 sono Ambasciatrice Telefono Rosa per il mio impegno in difesa dei diritti delle donne e a sostegno dei minori. 

Amo e frequento l’Africa, dove ho realizzato due documentari autoprodotti, di cui uno girato con lo smartphone (quando ancora non aveva neanche lo zoom), andati in onda su Rai Uno.

A giugno 2017 è uscito il mio romanzo d'esordio, proposto al Premio Strega 2018, Lunavulcano (Lastaria Edizioni), i cui diritti d'autore sono devoluti in beneficenza in Africa. A settembre 2017 Lunavulcano ha vinto il Premio "Un libro per il cinema", dedicato alla memoria di Paolo Villaggio, organizzato dall'Isola del Cinema di Roma.

A settembre 2020 è uscito Fiori di Mango (Lastaria Edizioni), proposto al Premio Strega 2021.

Ho insegnato "Teoria e tecnica del giornalismo televisivo" all'Università di Tor Vergata e ho ricoperto il ruolo di docente, per i giornalisti, nel processo di digitalizzazione del Tg1.

Sono Istruttrice Mindfulness (o pratica dell'attenzione consapevole) e protocollo Mbsr (Mindfulness Based Stress Reduction) con diploma rilasciato da Sapienza Università di Roma e dal Center for Mindfulness della University of California of San Diego, nell'ambito del Master universitario di II livello "Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze" (110 e lode). Pratico meditazione Vipassana dal 2013 con Neva Papachristou e Corrado Pensa presso l'Ameco di Roma, con esperienze di intensivi e ritiri residenziali. Dal 2019 pratico anche il Tai Chi Chuan stile Yang.  Conduco gruppi di meditazione in presenza e online.