La parola ‘costa’, di questi tempi in Italia, fa subito venire in mente immagini di distruzione. Difficile non pensare al naufragio della nave da crociera all’Isola del Giglio.
Eppure, quello che non e’ ruggine, vicino al mare, e’ in pericolo comunque: su quasi 8000 Km di costa italiana (di cui la meta’ sono spiagge balneabili), 1600 Km sono soggetti ad erosione. Il fenomeno e’ in parte naturale: con gli effetti dei cambiamenti climatici si innalzano i livelli dei mari e l’andamento delle maree. In parte, a peggiorare la situazione (come spesso accade da queste parti), c’e’ l’intervento dell’uomo. La costruzione selvaggia di porti e porticcioli, l’abusivismo edilizio o concessioni demaniali ad hoc (un’altra forma per dire la stessa cosa), la pulizia scorretta delle spiagge e la distruzione di piante fondamentali, come la posidonia, accelerano il processo di erosione costiera.
Da Latina a Terracina, nel Lazio, si puo’ osservare una somma di tutte queste variabili. Con un problema in piu’: quello delle dune, le famose dune di Sabaudia, 25 Km tutelati dall’Unione Europea e celebri anche nella filmografia italiana. In natura, vere e proprie barriere capaci di frenare la forza del vento e del mare. In pratica, un patrimonio naturale quasi scomparso: da 40mila ettari che erano, infatti, ne sono rimaste 8mila, l’80% in meno. Se cede una duna, cede anche la parte sottostante. Cosi’, si aprono dei crateri sulla strada: vicino al lago dei Monaci, un tratto di lungomare, di oltre 3 Km, e’ stato chiuso.
Per salvaguardare una duna, ci sono anche comportamenti corretti da mettere in pratica: come non camminarci sopra (o anche rotolarcisi, come facevano Monica Vitti e Alberto Sordi per le scene del film del 1969 ”Amore mio aiutami”), ma utilizzare le passerelle in legno che sono li’ apposta, come ricorda il WWF (tra l’altro e’ anche pericoloso, visto che Fiorella Mannoia, all’epoca stuntman della Vitti, venne ricoverata per echimosi e contusioni dopo la celebre scena!).
Anche i metodi di pulizia delle spiagge contribuiscono ad aggravare la situazione. I mezzi meccanici, infatti, come il trattore, disgregano la compattezza della sabbia. La espongono, così, alla forza del vento. In piu’ si eliminano delle piante, che sono una barriera naturale in difesa del litorale.
Capita spesso di vedere a riva delle piante marroncine, sgradite ai bagnanti. Eppure, proprio quei cumuli, servono a difendere la spiaggia dalla forza erosiva del mare. Toglierle e’ un errore. Si tratta di posidonia e, come ricorda Gaetano Benedetto del WWF, tappezza i nostri fondali come una vera e propria foresta sottomarina. A minacciare questa pianta vitale, non e’ solo una pulizia scorretta della spiaggia, ma anche la pesca a strascico sotto costa. Per salvaguardare le nostre coste dall’erosione, potremmo cominciare con il rispettare le dune.