L’appello arriva in piena estate dall’Abruzzo. Si cercano giovani fornai, che potrebbero arrivare a guadagnare anche 3000 euro al mese. Nessuno risponde all’annuncio. Certo, i sacrifici non mancherebbero. Si lavora di notte, la fatica è tanta. Però si guadagna bene, che di questi tempi non è poco. E si impara un mestiere, altra rarità. Senza considerare un patrimonio gastronomico, che si tramanda e si rinnova: consente creatività nell’elaborazione del prodotto e valorizzazione del territorio.
Così, intervistando i giovani italiani in lungo e in largo, dal Nord al Sud, ci rendiamo conto che solo pochi di loro sarebbero effettivamente disposti a sudare, letteralmente, in un forno per qualche mese. Le risposte fanno riflettere. C’è il ragazzo di 18 anni che si vede più adatto ad un lavoro intellettuale, da manager. Quello che non rinuncerebbe all’uscita serale neppure sotto tortura. Lo sconforto, insomma, è totale.
Secondo i dati Confartigianato del 2010, in Italia mancano innanzitutto installatori di infissi e serramenta (83,3%), seguita da panettieri e pastai artigianali (39,4%) e da tessitori e maglieristi a mano (33,3%).
Ma mancano anche sarti, gelatai, cuochi, calzolai, fino ai muratori.
Al loro posto, si danno da fare gli immigrati. Margarita ha 50 anni, è colombiana e da piccola sognava di diventare medico. Ma il papà ha insistito perchè imparasse a cucire. Il suo laboratorio romano si chiama “la clinica dei vestiti“. Ha imparato in un grande atelier italiano. Osservare un suo rammendo è come assistere alla creazione di un’artista, con in più un entusiasmo, un’umanità e una passione, che non possono lasciare indifferenti.
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Lo stesso impegno e la stessa abnegazione dei giovani arrivati a Firenze, direttamente dal Giappone, per diventare calzolai. Affascinati dal mestiere, girano e rigirano tra le mani le scarpe, che loro stessi creano, per raffinati acquirenti. Scarpe che possono arrivare a costare anche 3000 euro. Le stesse scarpe che un famoso attore, Daniel Day Lewis, ha imparato con maestria a realizzare in una bottega toscana. Entra per comprare, qualche anno fa, viene attratto dai rumori, dal clima che solo l’amore per ciò che si fa e che riesce bene sa creare. E’ un attore, un grande attore e sa riconoscere una buona storia. Decide che lì deve fermarsi. Quello sarà il suo posto per molti mesi. Il suo set personale. A bottega da un tizio in Italia semi sconosciuto, ma celebre nel resto del mondo. Perchè, da persona intelligente e da professionista, DDL capisce che, a bottega dal maestro fiorentino, si può imparare qualcosa di molto più importante della realizzazione di un paio di scarpe eleganti. La passione, la creatività, il silenzio, l’impegno, il pensiero e la creazione del bello. La soddisfazione del risultato finale, che prende forma dalle proprie mani. L’arte di lavorare, che a molti giovani italiani andrebbe trasmessa insieme a quella di vivere