Flussi di notizie infiniti, titoli che scorrono, scroll continui. Ansia, disinformazione e stress stanno prendendo il posto del giornalismo.  Non a caso viviamo nell’era dell’infodemia, dove consumare notizie può diventare un’esperienza stressante, fatta di click compulsivi, titoli sensazionalistici e un’ansia crescente.

Ma un’alternativa c’è. Si chiama giornalismo consapevole. Un approccio divergente, una risposta alla frenesia informativa, superficiale e caotica che domina il nostro feed quotidiano. Perché il giornalismo deve essere fonte di chiarezza e non di confusione, un’opportunità per riflettere e non per reagire. Uno spunto per confrontarsi e non per azzannarsi sui social o ai pranzi di famiglia.

Un approccio consapevole è una filosofia di vita, ma anche una necessità. In un mondo dove ogni minuto si monetizza e ogni clic è una metrica, rallentare – paradossalmente – è un’urgenza.

Applicare la consapevolezza al contenuto giornalistico significa concentrarsi su ciò che è veramente significativo. Il giornalismo consapevole si focalizza su storie che offrono contesto, prospettiva e impatto.

Vediamo insieme alcune caratteristiche:

  • Giornalismo lento: invece di inseguire l’ultima notizia, lo slow journalism si prende il tempo necessario per investigare a fondo una storia, verificarne le fonti e offrirne un’analisi completa. Articoli meditati al posto di notizie sensazionalistiche, che inseguono la logica del “tutto e subito”.
  • Giornalismo etico e compassionevole: rispetta le persone coinvolte, le loro storie ed i loro sentimenti. Lascia fuori la propria personale visione ideologica per fare spazio alla verità.
  • Storie costruttive: questo tipo di giornalismo non si limita a denunciare problemi, ma esplora anche le soluzioni, le innovazioni e gli sforzi di persone e comunità per superare le difficoltà.
  • Linguaggio consapevole: è proprio del giornalismo che sceglie parole che informano senza drammatizzare inutilmente, che portano comprensione invece che paura
  • Contesto e connessioni: si fornire il quadro generale di una notizia, spiegando le sue cause, le sue conseguenze e le sue interconnessioni con altri eventi.

La domanda di fondo da porsi, prima di scrivere un articolo, è: “Questo contenuto porterà chiarezza o alimenterà rumore? Creerà connessione o divisione?”.

La domanda di fondo da porsi, prima di scegliere di leggere un articolo, è: “Sto leggendo con presenza o sto solo alimentando la tossicità da clickbait? Questo articolo mi farà riflettere, mi farà porre delle domande, mi stimolerà all’auto-consapevolezza?”.

Scegli con cura un numero limitato di storie da leggere, raccontate con profondità. Se sei un giornalista, prenditi il tempo di verificare le fonti, approfondire le storie e andare oltre la superficie. Prediligi la qualità alla quantità.

Se sei un lettore, concentrati sull’articolo facendo delle pause di respiro tra una frase e l’altra, un concetto e l’altro. Concediti di dedicarti solo alla lettura per cinque minuti.

Chiediti come questo approccio potrebbe cambiare il tuo rapporto con l’informazione, che tu sia un lettore o un giornalista. Smetti di consumare, inizia a comprendere.

 

Scritto da:

Isabella Schiavone

Giornalista professionista, scrittrice, istruttrice Mindfulness. Da luglio 2022 vice caporedattrice presso la redazione discipline olimpiche e paralimpiche di Rai Sport. Dal 2002 a giugno 2022 al Tg1, prima ad Uno Mattina, poi come inviata a Tv7 – Speciali, infine nella redazione Ambiente – Società – Sport come caposervizio.

Appassionata di inchieste sociali, ambientali e di storie di vita. Impegnata nel terzo settore.

Sono laureata in Sociologia a La Sapienza di Roma, specializzata in Giornalismo alla Luiss Guido Carli. Ho frequentato un corso di perfezionamento per inviati in aree di crisi della Fondazione Cutuli, che mi ha portato in Libano e in Kosovo embedded.

Ho iniziato a lavorare presto nelle radio e nelle tv locali, ho scritto per l’Ansaweb, per Redattore Sociale e per il Gruppo L’Espresso, mossa anche dalla passione per la multimedialità e l’online. Ho avuto il primo contratto in Rai al Giornale Radio, ho lavorato nella redazione Esteri del Tg2 e a Rai Educational, quando ero ancora universitaria.

Ho condotto la rubrica Tendenze del Tg1.

Ho vinto il Premio Luchetta Hrovatin nel 2006, con un’inchiesta sulla droga a Scampia andata in onda a Tv7 – Speciali Tg1. Ho ricevuto nel 2016 il Premio Pentapolis – Giornalisti per la Sostenibilità, in collaborazione con Ispra, Ministero dell’Ambiente, Lumsa e FNSI. A maggio 2017 un mio servizio andato in onda al Tg1, sul riconoscimento delle unioni civili, è stato premiato da Diversity Media Awards, grazie al lavoro dell’Osservatorio di Pavia, come miglior servizio andato in onda sulla diversità. A settembre 2018 ho ricevuto il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti nella categoria giornalismo. A maggio 2019 un mio servizio sull’autismo è stato candidato ai Diversity Media Awards. Da maggio 2022 sono Ambasciatrice Telefono Rosa per il mio impegno in difesa dei diritti delle donne e a sostegno dei minori.

In oltre 20 anni ho realizzato, per il Tg1, numerose inchieste e reportage di denuncia sociale.

Ho insegnato “Teoria e tecnica del giornalismo televisivo” all’Università di Tor Vergata e ho ricoperto il ruolo di docente, per i giornalisti, nel processo di digitalizzazione del Tg1.

Amo e frequento l’Africa, dove ho realizzato due documentari autoprodotti, di cui uno girato con lo smartphone, andati in onda su Rai Uno.

A giugno 2017 è uscito il mio romanzo d’esordio, proposto al Premio Strega 2018, Lunavulcano (Lastaria Edizioni), i cui diritti d’autore sono devoluti in beneficenza in Africa. A settembre 2017 Lunavulcano ha vinto il Premio “Un libro per il cinema“, dedicato alla memoria di Paolo Villaggio, organizzato dall’Isola del Cinema di Roma.

A settembre 2020 è uscito Fiori di Mango (Lastaria Edizioni), proposto al Premio Strega 2021.

E’ di maggio 2024 il saggio “Pratico, ergo sum” (Mimesis Edizioni), con prefazione di Vito Mancuso, una guida gentile per rivoluzionare la società con la meditazione e il Tai Chi Chuan. L'ultimo libro è un saggio/inchiesta dal titolo "Lavoro tossico", Nutrimenti Edizioni.

Sono Istruttrice Mindfulness (o pratica dell’attenzione consapevole) e protocollo Mbsr (Mindfulness Based Stress Reduction) con diploma rilasciato da Sapienza Università di Roma e dal Center for Mindfulness della University of California of San Diego – in collaborazione con Italia Mindfulness – nell’ambito del Master universitario di II livello “Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze” (110 e lode).
Conduco gruppi di meditazione in presenza e online. Le mie aree di intervento sono: protocollo Mbsr, mindfulness aziendale, interventi mindfulness based individuali. Organizzo eventi di pratica con diverse realtà, tra cui Italia Mindfulness.

Pratico meditazione Vipassana da quasi un ventennio con Neva Papachristou e Corrado Pensa. Partecipo regolarmente ad intensivi e ritiri residenziali di varia lunghezza. Nel corso degli anni ho partecipato a numerosi ritiri di meditazione e ho seguito gli insegnamenti di diversi maestri tra cui Mario Thanavaro, Dario Doshin Girolami, Pablo D'Ors, Frank Ostaseski, Henk Barendregt, Ajahn Chandapalo.

Dal 2019 pratico Tai Chi Chuan stile Yang con Anna Siniscalco e dal 2023 Yoga con Silvia Mileto.