B: “Ciao macaco, come stai?”
M: “Ciao piccolo, non so come sto. Sono chiuso in questo laboratorio da anni. Non ricordo più la luce del sole, il contatto con la terra dopo la pioggia. Vorrei aggrapparmi e scorrazzare libero nel verde. Vorrei giocare, saltare. Ma sono chiuso qui”.
B: “Anche a me piace giocare e correre libero. Ma se piove la mamma mi fa stare in casa. Perché non te lo lasciano fare?”.
M. “Perché il mio sistema immunitario è simile al vostro da grandi. I medici hanno deciso di usare il mio corpo per vedere come risponderebbe quello di una persona adulta dopo un trapianto”.
B: “E la tua mamma dov’è?”.
M: “Non lo so. Forse non c’è più. O forse è chiusa in una gabbia laggiù, lontano da me”.
B: “E non ti manca?”.
M: “Si, mi manca tanto. Ho paura che non la vedrò mai più”.
B: ” Ma tu dove sei nato?”
M: “Sono nato lontano da qui. Vengo dalle Filippine. Lì ci sono i miei nonni. Ma anche lì viviamo in condizioni terribili”.
B: “E i tuoi amici?”
M: “Alcuni vengono dalla Cina, altri dalle Mauritius. Potrei non vederli più da un giorno all’altro”.
B: “Mi dispiace, macaco. Cosa posso fare per te?”.
M: “Sono io che faccio tanto per te. Se tu vuoi fare qualcosa per me, poi, io non posso fare più niente per te, capisci?”.
B: “Si, ma io voglio che tu possa correre libero e che possa vedere la tua mamma”.
M: “Grazie bambino, tra qualche anno, quando ti ammalerei ne riparleremo. Quando crescerai non la penserai più così”.
B: “Non voglio crescere. Non mi piacciono le cose che fanno i grandi con voi”.
M: “Magari cambierai idea. Adesso sono stanco, bambino. Questa luce artificiale mi da fastidio agli occhi”.
B: “Ciao Macaco. Dopo parlo con papà e ti vengo a liberare”.