Entrare nel ventre dell’Etna, e’ un po’ come fare amicizia con il Vulcano. Scoprirne i segreti, i pericoli, il fascino.
Arriviamo da Zafferana Etnea, versante ovest, saliamo verso la bocca del cratere. Quando il paesaggio inizia a diventare lunare, lungo la strada troviamo un ingresso.
Armati di caschetto e luci appese al collo, iniziamo la nostra esplorazione del tunnel lavico. Qui, dove ci troviamo, scorreva la lava.
I geologi locali, i bravi Fabio e Piero, ci spiegano che i tunnel si creano dentro alle colate laviche: e’ la lava stessa, solidificando a destra e a sinistra, a creare il passaggio.
E’ molto buio e si fa fatica a respirare. Ma dopo un po’ ci si ambienta e si cominciano a distinguere distanze e altezze. A volte dovremo abbassarci, laddove le altezze minime sono di poco piu’ di un metro, perche’ la lava non e’ riuscita a sostenere il proprio peso.
La temperatura e’ costante, di 9 gradi. Questo tunnel si e’ formato dopo l’eruzione del 1792 ed e’ stato scoperto circa 30 anni fa.
Sono 16.000 le grotte in tutta Italia, di cui 200 quelle vulcaniche, che si trovano quasi tutte sull’Etna.
Lungo il percorso, oltre ad un pipistrello in letargo, ci fanno notare dei buchi lungo le pareti laviche. Sono i cosiddetti ‘blister’, che si formano con l’intrappolamento di gas, esploso con l’alta temperatura.
Lungo le pareti sono ancora ben visibili i passaggi della lava. Alzando lo sguardo, la lava solidificata ha assunto le sembianze qui di una stalatitte, li’ di mille stalattiti. Uno spettacolo.
Il territorio subisce gli effetti della lava, pensate, per 1000 anni. Per fertilizzare la lava, servono le ceneri della lava stessa. Quindi, ulteriori eruzioni.
Ci sono zone, in cui un’eruzione cambia drasticamente la morfologia del territorio.
E’ il caso del Castello Federico V di Svevia a Catania, circondato dalla lava scesa nell’arco di un mese, nel 1669, da Nicolosi, versante est. Settecento metri di larghezza per 18 Km di lunghezza, che hanno modificato la linea di costa. Una specie di barriera naturale, oggi anche molto scenografica.
Questa colata lavica non uccise nessuno, ma sbarro’ l’economia locale con il suo avanzamento lento, costringendo abitanti e commercianti a rivedere i propri spostamenti. Al Castello, infatti, si arrivava via mare. Oggi, via terra.
Una delle tante bellezze naturalistiche italiane, testimone non solo della meraviglia della natura, ma anche della sua potenza. Quello che spesso viene considerato un dettaglio, ma che quando poi esplode con tutta la sua forza, entra a far parte della storia.
Guarda il servizio: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d4b1c0b0-5e0e-4179-8531-80a19a5c56c1.html