Era operativa anche dodici ore al giorno, sempre in viaggio. Punta di diamante della società. Manager che non si tirava mai indietro, dalle grandi ambizioni.
Poi è cambiata.
Dopo uno stupro.
Di gruppo.
Da parte di tre conoscenti.
Colleghi e dirigenti dell’azienda, che opera nel commercio di brand di lusso, all’inizio la sostengono.
Ce la farai, noi siamo qui.
Ma per riprendersi da una violenza ci vuole tempo. I fantasmi sono reali ed il dolore è troppo. Ricoveri in ospedale, sedute da psicologi e psichiatri, timore che la 32enne possa suicidarsi. La ragazza, però ha fiducia nella vita e, nel percorso di recupero seppur accidentato, alterna momenti di ottimismo ad altri di tristezza. I permessi, a cui ha diritto, si alternano così alla voglia di riprendere in mano la propria vita attraverso il lavoro.
Poi, a marzo, la notizia. Licenziata per giustificato motivo. 5mila euro di buonuscita. La sua posizione viene soppressa, le sue mansioni redistribuite tra altri dipendenti.
Efficientamento delle risorse.
Sulla scansione di queste parole lette in una lettera, la ragazza sviene.
“Non avevano tempo di aspettarla, di permetterle di riprendersi”, dice amaramente il legale.
Il sospetto è anche che i video della violenza, finiti sulle chat, potrebbero far perdere credibilità all’azienda.
D’altronde per loro il licenziamento è legittimo: il mercato in cui opera la società “richiede il raggiungimento e il mantenimento di adeguati livelli di profittabilità” che rende necessario “efficientare i costi, aumentando la marginalità dell’operatività”.

Efficienza e disumanità stanno diventando sinonimi, in un mondo che non consente pause di nessun genere. Neppure se si è vittime di uno stupro di gruppo in un locale della movida milanese. Neppure se i video dello stupro, forse, stanno girando nelle chat di persone adulte. Che, invece di proteggere una vittima, temono di perdere la faccia e con essa il denaro, il potere, il prestigio, l’immagine.
Di certo, una cosa la stiamo perdendo e dobbiamo lottare molto per farla sopravvivere: la solidarietà. Con essa, la comprensione, il rispetto, la pietà. Tutto ciò che ci caratterizza come esseri umani.

Scritto da:

Isabella Schiavone

Giornalista professionista, scrittrice, istruttrice Mindfulness. Da luglio 2022 vice caporedattrice presso la redazione discipline olimpiche e paralimpiche di Rai Sport. Dal 2002 a giugno 2022 al Tg1, prima ad Uno Mattina, poi come inviata a Tv7 – Speciali, infine nella redazione Ambiente – Società – Sport come caposervizio.

Appassionata di inchieste sociali, ambientali e di storie di vita. Impegnata nel terzo settore.

Sono laureata in Sociologia a La Sapienza di Roma, specializzata in Giornalismo alla Luiss Guido Carli. Ho frequentato un corso di perfezionamento per inviati in aree di crisi della Fondazione Cutuli, che mi ha portato in Libano e in Kosovo embedded.

Ho iniziato a lavorare presto nelle radio e nelle tv locali, ho scritto per l’Ansaweb, per Redattore Sociale e per il Gruppo L’Espresso, mossa anche dalla passione per la multimedialità e l’online. Ho avuto il primo contratto in Rai al Giornale Radio, ho lavorato nella redazione Esteri del Tg2 e a Rai Educational, quando ero ancora universitaria.

Ho condotto la rubrica Tendenze del Tg1.

Ho vinto il Premio Luchetta Hrovatin nel 2006, con un’inchiesta sulla droga a Scampia andata in onda a Tv7 – Speciali Tg1. Ho ricevuto nel 2016 il Premio Pentapolis – Giornalisti per la Sostenibilità, in collaborazione con Ispra, Ministero dell’Ambiente, Lumsa e FNSI. A maggio 2017 un mio servizio andato in onda al Tg1, sul riconoscimento delle unioni civili, è stato premiato da Diversity Media Awards, grazie al lavoro dell’Osservatorio di Pavia, come miglior servizio andato in onda sulla diversità. A settembre 2018 ho ricevuto il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti nella categoria giornalismo. A maggio 2019 un mio servizio sull’autismo è stato candidato ai Diversity Media Awards. Da maggio 2022 sono Ambasciatrice Telefono Rosa per il mio impegno in difesa dei diritti delle donne e a sostegno dei minori.

In oltre 20 anni ho realizzato, per il Tg1, numerose inchieste e reportage di denuncia sociale.

Ho insegnato “Teoria e tecnica del giornalismo televisivo” all’Università di Tor Vergata e ho ricoperto il ruolo di docente, per i giornalisti, nel processo di digitalizzazione del Tg1.

Amo e frequento l’Africa, dove ho realizzato due documentari autoprodotti, di cui uno girato con lo smartphone, andati in onda su Rai Uno.

A giugno 2017 è uscito il mio romanzo d’esordio, proposto al Premio Strega 2018, Lunavulcano (Lastaria Edizioni), i cui diritti d’autore sono devoluti in beneficenza in Africa. A settembre 2017 Lunavulcano ha vinto il Premio “Un libro per il cinema“, dedicato alla memoria di Paolo Villaggio, organizzato dall’Isola del Cinema di Roma.

A settembre 2020 è uscito Fiori di Mango (Lastaria Edizioni), proposto al Premio Strega 2021.

E’ di maggio 2024 il saggio “Pratico, ergo sum” (Mimesis Edizioni), con prefazione di Vito Mancuso, una guida gentile per rivoluzionare la società con la meditazione e il Tai Chi Chuan.

Sono Istruttrice Mindfulness (o pratica dell’attenzione consapevole) e protocollo Mbsr (Mindfulness Based Stress Reduction) con diploma rilasciato da Sapienza Università di Roma e dal Center for Mindfulness della University of California of San Diego – in collaborazione con Italia Mindfulness – nell’ambito del Master universitario di II livello “Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze” (110 e lode). Conduco gruppi di meditazione, organizzo eventi di pratica per l’Associazione Italia Mindfulness e protocolli Mbsr online ed in presenza.

Pratico meditazione Vipassana da oltre un decennio con Neva Papachristou e Corrado Pensa presso l’A.Me.Co. di Roma, con esperienze di intensivi e ritiri residenziali di varia lunghezza. Seguo numerosi insegnamenti, tra cui quelli di Mario Thanavaro e Dario Doshin Girolami, con uno sguardo alle diverse tradizioni sempre in spirito interreligioso. Dal 2019 pratico anche Tai Chi Chuan stile Yang con Anna Siniscalco e Yoga con Silvia Mileto.