Matera. Patrimonio mondiale Unesco, meta internazionale di turismo culturale e capoluogo di provincia senza rete ferroviaria nazionale. Per arrivare in questo paradiso coi mezzi pubblici, bisogna prendere un treno regionale da Bari o un pullman.
Eppure, i cantieri sono stati aperti nel 1986. Costo? 250 milioni di euro a tratta. Trenta chilometri di binari morti, 20 miliardi delle vecchie lire a Km. Un monumento allo spreco, insomma.
Si sono succedute imprese, fallimenti, finanziamenti, interrogazioni parlamentari, promesse di politici in campagna elettorale… ma la linea Ferrandina – Matera e’ sempre li’, ferma. L’eterna incompiuta.

Lo stop e’ ufficialmente partito con i problemi della galleria Basento – Bradano, “scavata sotto a una collina di argille – ci racconta Marcello Santantonio, 33enne con quattro figli, di Legambiente – in fase iniziale gia’ si sapeva che ci sarebbero stati problemi di staticita’. Poi, durante i lavori sono state trovate sacche di gas naturale e diventava pericoloso far passare la ferrovia’”.

Un paesaggio sinuoso, solcato da questa linea diritta di acciaio e ferro, con tanto di ponti. La stazione di Matera e’ un casermone vuoto, con un grande piazzale merci e nessun binario. Lo scalo di Ferrandina, invece, e’ stato completamente ristrutturato. Ed e’ rimasto aperto un anno. Otto milioni di euro per un anno. Oggi, ci racconta Marcello, sono 4 o 5 i treni che si fermano qui: “E’ tutto automatizzato, noi diciamo abbandonato… lucchetti dappertutto… negozi chiusi… non c’e’ gente”.
Eppure Matera potrebbe essere un importante snodo di traffico, turismo e merci tra Puglia, Basilicata e Calabria… eppure…
Ma non finisce qui. Oltre il danno, la beffa. Uno spot di Trenitalia, di qualche anno, fa invitata i passeggeri a raggiungere la citta’ dei sassi a bordo di confortevoli vagoni ferroviari: “Andate a trovare lo zio Pietro a Matera in treno”, diceva la pubblicita’. Senza sapere che parenti e amici dello zio Pietro non lo avrebbero mai visto se avessero aspettato il treno, perche’ a Matera la stazione ferroviaria collegata alla direttrice nazionale era ed e’ un fantasma. Binario morto.

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Isabella Schiavone

Giornalista professionista, scrittrice, istruttrice Mindfulness. Da luglio 2022 vice caporedattrice presso Rai Sport. Dal 2002 a giugno 2022 al Tg1, prima ad Uno Mattina, poi come inviata a Tv7 - Speciali, infine nella redazione Ambiente - Società - Sport come caposervizio.

Appassionata di inchieste sociali, ambientali e di storie di vita. Impegnata nel terzo settore.

Sono laureata in Sociologia a La Sapienza di Roma, specializzata in Giornalismo alla Luiss Guido Carli. Ho frequentato un corso di perfezionamento per inviati in aree di crisi della Fondazione Cutuli, che mi ha portato in Libano e in Kosovo embedded.

Ho iniziato a lavorare presto nelle radio e nelle tv locali, ho scritto per l'Ansaweb, per Redattore Sociale e per il Gruppo L'Espresso, mossa anche dalla passione per la multimedialità e l'online. Ho avuto il primo contratto in Rai al Giornale Radio, ho lavorato nella redazione Esteri del Tg2 e a Rai Educational, quando ero ancora universitaria.

Ho condotto la rubrica Tendenze del Tg1. 

Ho vinto il Premio Luchetta Hrovatin nel 2006, con un'inchiesta sulla droga a Scampia andata in onda a Tv7 - Speciali Tg1. Ho ricevuto nel 2016 il Premio Pentapolis - Giornalisti per la Sostenibilità, in collaborazione con Ispra, Ministero dell'Ambiente, Lumsa e FNSI. A maggio 2017 un mio servizio andato in onda al Tg1, sul riconoscimento delle unioni civili, è stato premiato da Diversity Media Awards, grazie al lavoro dell'Osservatorio di Pavia, come miglior servizio andato in onda sulla diversità. A settembre 2018 ho ricevuto il Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti nella categoria giornalismo. A maggio 2019 un mio servizio sull’autismo è stato candidato ai Diversity Media Awards. Da maggio 2022 sono Ambasciatrice Telefono Rosa per il mio impegno in difesa dei diritti delle donne e a sostegno dei minori. 

Amo e frequento l’Africa, dove ho realizzato due documentari autoprodotti, di cui uno girato con lo smartphone (quando ancora non aveva neanche lo zoom), andati in onda su Rai Uno.

A giugno 2017 è uscito il mio romanzo d'esordio, proposto al Premio Strega 2018, Lunavulcano (Lastaria Edizioni), i cui diritti d'autore sono devoluti in beneficenza in Africa. A settembre 2017 Lunavulcano ha vinto il Premio "Un libro per il cinema", dedicato alla memoria di Paolo Villaggio, organizzato dall'Isola del Cinema di Roma.

A settembre 2020 è uscito Fiori di Mango (Lastaria Edizioni), proposto al Premio Strega 2021.

Ho insegnato "Teoria e tecnica del giornalismo televisivo" all'Università di Tor Vergata e ho ricoperto il ruolo di docente, per i giornalisti, nel processo di digitalizzazione del Tg1.

Sono Istruttrice Mindfulness (o pratica dell'attenzione consapevole) e protocollo Mbsr (Mindfulness Based Stress Reduction) con diploma rilasciato da Sapienza Università di Roma e dal Center for Mindfulness della University of California of San Diego, nell'ambito del Master universitario di II livello "Mindfulness: pratica, clinica e neuroscienze" (110 e lode). Pratico meditazione Vipassana dal 2013 con Neva Papachristou e Corrado Pensa presso l'Ameco di Roma, con esperienze di intensivi e ritiri residenziali. Dal 2019 pratico anche il Tai Chi Chuan stile Yang.  Conduco gruppi di meditazione in presenza e online.